
di Gabriele Scarparo
Il 5 agosto del 1938, nell’anno XVI dell’epoca fascista, fu pubblicato il primo numero de “La Difesa della Razza“, la rivista che più di ogni altra può essere considerata come la vetrina del razzismo all’italiana. Con cadenza quindicinale, sovvenzionata dal regime e diretta da Telesio Interlandi, il periodico giocò un ruolo fondamentale nella definizione della “questione razziale” e nella diffusione dell’antisemitismo in Italia.
Furono pubblicati 117 numeri, l’ultimo dei quali nel giugno del 1943. Numerose le firme che vi parteciparono: da Giorgio Almirante a Julius Evola; da Edoardo Zavattari a Lidio Cipriani; e poi professori universitari, antropologi, medici ed intellettuali di ogni genere. Lo stesso Telesio Interlandi, fondatore del quotidiano Il Tevere, era conosciuto all’epoca come uno dei giornalisti più spregiudicati e polemici del panorama italiano. Tutto in linea con la dicitura “Scienza, Documentazione, Polemica” che accompagnava la rivista.
Sul primo numero fu ripubblicato anche il Manifesto della razza, uscito per la prima volta il 14 luglio 1938 in forma anonima su “Il Giornale d’Italia” con il titolo Il fascismo e i problemi della razza. In dieci punti fu enunciato il nuovo credo del regime: le razze esistono e si fondano su dei criteri puramente biologici; esistono grandi razze e piccole razze; gli italiani appartengono ad una pura razza ariana da cui sono esclusi ebrei, neri e arabi. Il punto numero 7 era chiarissimo: “E’ tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti“.
Tutto questo anticipava di poche settimane la promulgazione delle Leggi per la difesa della razza. Iniziò così una stagione di razzismo, odio e antisemitismo a cui la stampa italiana diede ampio respiro e appoggio. “La Difesa della Razza” appare in quest’ottica come «l’ultimo atto della rivoluzione antropologica perseguita dal regime» (Francesco Cassata, «La Difesa della razza») e come uno dei punti più bui della della storia italiana.
Qui di seguito i 10 punti che connotavano il razzismo italiano, così come sono stati pubblicati su “La Difesa della Razza” numero I, 5 agosto 1938.
Un gruppo di studiosi fascisti docenti nelle Università italiane sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare ha fissato nei seguenti termini quella che è la posizione del Fascismo nei confronti dei problemi della razza:
1. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.
2. Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
4. La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L’origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell’Europa.
5. È una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l’Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d’Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio.
6. Esiste ormai una pura “razza italiana”. Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
7. È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l’Italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.
8. È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l’occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all’infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L’unione è ammissibile solo nell’ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.
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TRA RIMOZIONE E OBLIO
LA MEMORIA STORICA ITALIANA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Autore: Gabriele Scarparo Editore: LuoghInteriori Collana: Saggi Li Anno edizione: 2022
In commercio dal: 20 aprile 2022 Pagine: 146 p., Brossura EAN: 9788868643430
L’ha ripubblicato su H!stoire.
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