11 settembre 2001: the ‘Planes Operation’

di Gabriele Scarparo

La mattina dell’11 settembre 2001 diciannove uomini appartenenti all’organizzazione terroristica islamica al Qaida dirottarono quattro aerei commerciali in volo negli Stati Uniti, portandone due a schiantarsi contro le Torri Gemelle di New York, il terzo contro il Pentagono a Washington, mentre il quarto, in rotta verso la costa atlantica, venne fatto schiantare durante la rivolta dei passeggeri nei cieli della Pennsylvania. 

Si trattò di un attacco dal cielo senza precedenti. Aerei di linea, pieni di civili, vennero utilizzati come bombe contro obiettivi prestabiliti. Una dinamica inimmaginabile, a cui neanche l’intelligence americana si dimostrò preparata. Quel giorno gli Stati Uniti subirono la più grossa perdita di vite umane in tempo di pace dal bombardamento di Pearl Harbour del 1941: le vittime furono circa 3000. Secondo il New York Magazine, nella sola Manhattan il numero di nazioni colpite dalla morte di propri concittadini fu di 115. 

Già nelle ore successive agli attentati i sospetti si addensarono sulla figura di Osama Bin Laden, ricco sceicco saudita nonché capo della rete terroristica al Qaida, responsabile tra gli altri degli attacchi del 1998 alle ambasciate USA in Kenya e in Tanzania. Il 20 settembre il presidente George W. Bush, durante una sessione congiunta del Congresso, affermò: 

Le prove da noi raccolte suggeriscono tutte un insieme di organizzazioni terroristiche, vagamente affiliate, note come al Qaeda. Sono assassini, accusati di aver fatto esplodere bombe alle ambasciate americane in Tanzania e in Kenya e responsabili del bombardamento della USS Cole. […] Le direttive dei terroristi comandano loro di uccidere i cristiani e gli ebrei, di uccidere tutti gli Americani e di non fare distinzioni fra i militari ed i civili, comprese le donne ed i bambini. Questo gruppo e il suo leader – di nome Osama Bin Laden – sono legati a molte altre organizzazioni in molti Paesi; […] la nostra guerra al terrore inizia con al Qaeda, ma non finisce qui. Non finirà, se non quando ogni gruppo terroristico di portata globale non sarà trovato, fermato e sconfitto.

Dopo le prime smentite di Bin Laden, il suo coinvolgimento nell’accaduto fu attestato nell’aprile del 2002, quando in un video trasmesso dall’emittente araba MBC, al Qaida, tramite un suo portavoce, rivendicò gli attentati: “Abbiamo potuto colpire la testa dell’ empietà sul suo proprio suolo. Dio ci ha detto di terrorizzare i miscredenti e noi lo abbiamo fatto”. D’altronde la dichiarazione di guerra di Bin Laden agli americani era ben nota all’intelligence USA fin dal 1998 quando lo stesso sceicco emanò una fatwa (decreto religioso) che incitava al Jihad contro gli ebrei e i crociati: 

È il compito di ogni Musulmano in qualsiasi paese uccidere gli Americani e i loro alleati, sia che si tratti di civili che di militari, ovunque abbia la possibilità di farlo, allo scopo di liberare da essi la Moschea di al-Aqsa e la Sacra Mecca e per costringere i loro soldati ad abbandonare le terre dell’Islam, sconfitti e incapaci di minacciare qualsiasi Musulmano. Ciò in osservanza delle parole di Allah Onnipotente: ‘combattete assieme gli fedeli così come loro vi combattono assieme’ e ‘combatteteli finché non ci sarà più ribellione o repressione e prevarrà la giustizia e la fede in Allah.

Colpire al cuore l’America e punire la sua invadente politica estera: questo lo scopo degli attentati di settembre. La scelta degli obiettivi è emblematica. Le Torri Gemelle erano il centro delle attività economiche americane, nonché il simbolo di New York. Il Pentagono era e resta tutt’oggi il quartier generale del Dipartimento della Difesa statunitense, emblema del potere militare a stelle e strisce. L’ultimo obiettivo, mancato, probabilmente sarebbe stata la Casa Bianca, residenza del presidente USA, o il Campidoglio, sede del Congresso. Si tratta dunque di obiettivi carichi di un forte simbolismo politico, economico e culturale, il cui attacco dimostrò tutta la vulnerabilità del sistema difensivo americano. 

La ricostruzione di ciò che avvenne quel giorno è frutto di numerose fonti. Le più importanti sono le inchieste governative della Commissione Nazionale sugli Attacchi terroristici contro gli Stati Uniti (Commissione 9/11 o Commissione Kean-Hamilton), e del Joint Inquiry. Accanto a queste ci sono le indagini condotte da istituzioni indipendenti quali la Federal Emergency Management Agency (FEMA), il National Institute of Stantards and Technologies (NIST), il National Transportation Safety Board (NTBS), l’American Society of Civil Engineers (ASCE) e la Federal Aviation Administration (FAA). 

Esiste poi tutta la documentazione del processo a Zacarias Moussaoui, un affiliato di al Qaida arrestato e condannato per aver tentato di prendere parte agli attentati (sarebbe dovuto essere il ventesimo dirottatore). Moussaoui, cittadino francese di origine marocchina, venne fermato il 16 agosto del 2001 dall’FBI. I federali furono allertati dagli istruttori della scuola di volo che l’uomo frequentava, in seguito ad un curioso e strano episodio: Moussaoui chiese infatti di addestrarsi a decollare e a virare, affermando che non avrebbe avuto bisogno di imparare la manovra di atterraggio. Il lungo processo si concluse il 3 maggio 2006 con la condanna all’ergastolo. 

Questi numerosi documenti contengono una quantità di informazioni e testimonianze tali da fornire un quadro esaustivo sugli avvenimenti dell’11 settembre. Pur non imponendo una ricostruzione ufficiale, le diverse inchieste offrono ognuna una descrizione ed una spiegazione degli avvenimenti, basate su testimonianze, documenti e prove scientifiche. 

Il principale architetto degli attacchi dell’11 settembre è stato Khalid Sheikh Mohammed. Fu sua l’idea, secondo quanto affermato da lui stesso nel 2007, di usare aerei commerciali come bombe contro obiettivi di grande valore simbolico. Addirittura, come evidenziato dal rapporto della Commissione 9 /11, la Planes Operation in un primo momento sarebbe dovuta essere più vasta, con aerei battenti bandiera statunitense fatti esplodere in volo nei cieli dell’Asia Orientale. Questa parte dell’operazione venne poi abbandonata perché sarebbe stato troppo difficile coordinare tutti gli attacchi. 

Una volta decisa la strategia da utilizzare si pensò ad individuare i futuri dirottatori. Alcuni di essi, nel 1999, vennero scelti accuratamente da Bin Laden e poi mandati ad addestrarsi in scuole di volo negli Stati Uniti: si trattava degli appartenenti alla cosiddetta cellula di Amburgo. Negli USA i quattro piloti, Mohamed Atta, Marwan al Shehhi, Hani Hanjour e Ziad Jarrah, presumibilmente finanziati da al Qaida, acquisirono quelle basilari tecniche di volo per portare a compimento la loro missione. A quel punto non restava che reclutare gli altri membri dell’operazione, i muscle hijackers, ovvero coloro che avrebbero dovuto prendere possesso della cabina di pilotaggio e tenere a bada i passeggeri con il solo aiuto di taglierini. 

La strategia utilizzata da al Qaida risultò tragicamente vincente. Ottenuto il comando dell’aereo, i terroristi disattivarono (sui voli AA11, AA77, UA93) il trasponder, o ne mutarono il codice identificativo (sul volo UA175). Il trasponder è un prezioso strumento, di cui sono dotati tutti gli aerei civili, che trasmette a terra sia la posizione dell’aereo (altitudine, longitudine e latitudine), che la sua identità. La sua disattivazione comportò l’impossibilità per i controllori di volo di seguire la rotta degli aerei, che scomparirono dal monitor dei radar. 

La tragicità di quanto stava accadendo venne percepita solo dopo lo schianto del secondo aereo contro il WTC. In quel momento cominciarono ad essere pienamente attivate le complesse procedure da seguire nei casi di dirottamento. Per richiedere l’assistenza militare c’era bisogno di una serie di autorizzazioni e comunicazioni tra la FAA (l’Amministrazione Federale per l’Aviazione, che si occupa del controllo dello spazio aereo civile), i comandi militari dell’NMCC (il Comando Centrale Militare al Pentagono), del NORAD (il Comando di Difesa Aerospaziale Nord Americano, preposto all’assegnazione dei caccia intercettori) e il segretario della Difesa (autorizzazione politica).

In pratica la procedura normale in vigore nel 2001 in caso di dirottamento prevedeva che la FAA informasse l’NMCC richiedendo l’assistenza dei caccia militari, che l’NMCC a sua volta richiedesse l’autorizzazione al Segretario di Stato e, una volta ottenuta, ordinasse al NORAD di far decollare i caccia. Una procedura troppo lunga e lenta per far fronte ad un’emergenza di questo tipo. Dopo l’11 settembre, infatti, fu notevolmente semplificata.

La difesa aerea apprese del dirottamento del volo AA11 circa 9 minuti prima dell’impatto; fu informata del volo UA175 nello stesso momento in cui il velivolo si schiantava; ebbe un preavviso di appena tre minuti per il volo AA77 e fu avvertita della situazione del volo UA93 soltanto dopo che esso era precipitato: in parole povere, a causa del lento iter burocratico, la difesa aerea non ebbe mai alcuna possibilità di intercettare gli aerei dirottati.

Fu così, grazie ad un piano ben congegnato quanto inaspettato, che la folle idea partorita dalla mente di Khalid Sheikh Mohammed e Osama Bin Laden andò in porto.   

Nelle concitate ore seguenti l’attacco venne rinvenuto, all’aeroporto di Boston, il bagaglio smarrito di Mohammed Atta, il terrorista che portò il volo AA77 a schiantarsi contro la Torre Nord del WTC. Nella valigia furono rinvenuti dall’FBI alcuni foglietti scritti in arabo contenenti le istruzioni applicabili, anche se non specifiche, alle operazioni terroristiche dell’11 settembre. Uno dei documenti trovati nella borsa di Atta, intitolato l’ultima notte, offrì ai dirottatori dei suggerimenti su come affrontare l’imminente “sacrificio”. Di seguito riportiamo alcuni di quei consigli: 

fare un giuramento di morte e rinnovare le proprie intenzioni; 

– assicurarsi di conoscere tutti gli aspetti del piano per bene, e aspettarsi la risposta, o una reazione, dal nemico; 

– leggere i tradizionali capitoli di guerra del Corano, al-Tawba e Anfal, riflettere sui loro insegnamenti e ricordarsi di tutte le cose che Allah ha promesso ai martiri; 

– pregare durante la notte ed insistere nel chiedere ad Allah la vittoria; 

– purificare il cuore e ripulirlo da tutti gli affanni terreni. Il tempo del divertimento e dello spreco è finito. L’ora del giudizio è arrivata; 

– benedire il proprio corpo con alcuni versi del Corano e strofinare le mani su tutto ciò che è da benedire: i bagagli, i vestiti, il coltello, gli effetti personali, il passaporto; 

– controllare l’arma prima di partire. 

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