Rea Silvia e lo stupro mitico che diede origine a Roma

di Gabriele Scarparo

Nella nascita mitica di Roma e nella sua evoluzione storica le donne hanno avuto un ruolo fondamentale. Molti dei racconti che riguardano epoche in bilico tra storia e leggenda vedono infatti protagoniste, quasi sempre loro malgrado, delle figure femminili rivestite di alte qualità morali ed etiche.

In un articolo precedente abbiamo parlato di Lucrezia, la matrona romana dal cui sangue, alla fine del VI secolo a.C., nacque la Repubblica. Prima di lei un’altra donna aveva incrociato il suo destino con quello di Roma: Rea Silvia.

La sua storia ci è narrata, tra gli altri, da Tito Livio nel Libro I di Ab Urbe condita. Silvia era la figlia di Numitore, sovrano di Albalonga e discendente di Enea. Quando il legittimo re fu spodestato dal fratello minore Amulio, questi ne uccise tutti gli eredi maschi. Silvia fu graziata ma allo stesso tempo costretta a farsi vestale.

Avendo le sacerdotesse della dea Vesta l’obbligo di castità, Amulio pensò di aver messo al sicuro in questo modo il potere da lui appena acquisito; nessuna prole da parte della nipote significava infatti nessuno scomodo pretendente al trono. Almeno questo è ciò che egli aveva previsto.

La donna tuttavia fu vittima di stupro. Livio riporta che Silvia «sia che fosse in buona fede, sia che intendesse rendere meno turpe il fatto» attribuì la responsabilità della violenza al dio Marte. Una violenza divina insomma, perpetrata in un bosco sacro mentre la fanciulla vi giaceva addormentata.

Secondo altre versioni invece la violenza subita dalla donna fu del tutto umana, opera di qualche sciagurato se non addirittura dello stesso zio Amulio. Quel che è assodato, almeno nel mito, è che Silvia rimase incinta, partorendo una coppia di gemelli maschi dai cui destini poi nacque Roma: Romolo e Remo.

Marte e Rea Silvia di Peter Paul Rubens (1616-1617)

Amulio fece giustiziare la nipote o forse imprigionare, le fonti sono discordanti. Non riuscì però a disfarsi dei due pargoli nonostante avesse dato l’ordine di ucciderli. Una serva infatti ne ebbe pietà e posti in una cesta li affidò alle acque del Tevere che placidamente li condussero lì dove, anni dopo, sarebbe sorta proprio Roma.  

Prima ancora della fondazione però,  Romolo e Remo, ormai cresciuti e venuti a conoscenza della loro origine, tornarono ad Albalonga, uccisero Amulio e restituirono il trono al nonno Numitore.

Nelle versioni in cui Silvia, a questo punto della storia, è ancora viva si sa solamente che la donna fu infine liberata dai suoi stessi figli. Dopodiché il suo ruolo si interrompe. Esce dal mito e resta nella leggenda, anche se in disparte, come una sorta di ‘madre’ di Roma. Ma a ben vedere il suo destino si delinea e conclude con la violenza subita, la quale dà origine a qualcosa di molto più grande di lei.

Ciò che è curioso notare è come anche in questo racconto la spinta narrativa prenda origine da uno stupro “mitico”. Come anche per Lucrezia la violenza subita dalla donna è detonatrice di grandi sconvolgimenti sociali (così anche nella storia del ratto delle Sabine).

Nel mito di Rea Silvia rivive insomma quello di Lucrezia e viceversa; nella storia dell’una la tragedia dell’altra. Può sembrare un controsenso ma le rispettive narrazioni, nel tracciare i contorni mitici della storia romana, si sono quasi completamente dimenticate delle due donne. Sono al centro del mito ma al tempo stesso al di fuori di esso.

Lo stesso stupro poi sembra essere utilizzato solamente come uno strumento narrativo per legittimare la grandezza di Roma: la violenza subita da Rea Silvia legittima l’origine divina della stirpe romana; quella subita da Lucrezia la sua forma di governo repubblicana. Dallo stupro dell’una nasce Roma; dallo stupro e dal sacrificio dell’altra nasce una Roma nuova.

©All Rights Reserved

TRA RIMOZIONE E OBLIO

LA MEMORIA STORICA ITALIANA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Autore:
Gabriele Scarparo
Editore:
LuoghInteriori
Collana:
Saggi Li
Anno edizione:
2022
In commercio dal:
20 aprile 2022
Pagine:
146 p., Brossura
EAN:
9788868643430

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...